Poesia veniale

veniale il grido della foresta della belva che azzanna l’uomo e se ne mangia il fegato
tu non dovevi venire qua, il tuo posto è altrove
dove le cicogne fanno i nidi e dove raglia l’asino col colbacco
le solitudini si stringono e in coro cantano un inno all’impazzata
davanti alla chiesa dove il monco vende le caldarroste
tu dovevi essere da un’altra parte
acqua di fontana, ruscello inquieto
roccia che non si sfalda e crepitio di fuoco
tu lascia la casa e vai alla scoperta di un pianeta che mai esistito è scoppiato
ancora prima di nascere nova stella stella nova stella stellina stella del mattino e della sera
illumina la strada al viaggiatore che stanco riede ma non ride mai
suonano i tromboni la stessa marcia, la triste e sconsolata avventura
di chi non vale nulla eppure tutto ha

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