Una vita in scrittura: Marina Raccanelli
Una vita in scrittura
L’invito è stato rivolto da me a Marina Raccanelli che l’ha interpretato come segue.
Grazie infinite a Marina e grazie a chi si è fermato a leggere.
Per la maggior parte della mia vita, la letteratura è stata romanzi da leggere e poesie da assaporare (o con cui annoiarsi, a seconda dei casi), con qualche vago tentativo di emulazione adolescenziale per quanto riguarda i versi.Più tardi, quando la vita mi ha presentato il conto e mi sono scontrata con situazioni per me difficili o impossibili da superare, o perlomeno accettare, ho incontrato per mia fortuna lo sfogo della scrittura. Ed ho riempito diari su diari, quadernetti squinternati fitti di parole torrenziali…a poco a poco, la corrente è diventata meno impetuosa ed ha rallentato, le mie parole si sono messe, spesso senza la partecipazione della mia consapevolezza razionale, in un ordine tendenzialmente “poetico”.Mi sono spuntate dalla mente, dalla mano, dalla tastiera, frasi sintetiche, immagini, musiche silenziose.Mi piaceva, questo cambiamento: uscivo dal mio io aggrovigliato per diventare pagina bianca e nera. Più bianca che nera. Questo mi dava sollievo, era una fatica diversa, che poteva risolversi in una sorta di sublimazione, a volte quasi in divertimento. Accumulavo pagine su pagine e imparavo il gioco. Ma questa sfumatura un po’ superficiale, che mi portava a scrivere in modo spesso un po’ criptico, con divagazioni e collegamenti inessenziali, l’ho poi superata, almeno credo – anche se solo in parte, dopo le esperienze di vita dei miei ultimi decenni.Si è ammalato ed è morto mio padre; nell’infanzia lo avevo conosciuto troppo poco a causa del suo lavoro che lo portava spesso lontano da casa, ed ho imparato ad ascoltarlo in momenti molto dolorosi. In seguito, anche mia madre si è ammalata, e il suo declino fisico è stato lentissimo; dopo essersi ripresa una prima volta con grande forza di volontà, poi ha dovuto gradualmente cedere e la sua è stata una lunghissima fine, una serie di stati fisici e mentali altalenanti, una vita che non era più vita infine, una morte continuamente rimandata.Come tutti, poi, ho attraversato la pandemia, faticando molto a reagire al senso di incertezza e spaesamento; in modo simile, l’attuale guerra in Ucraina, che coinvolge tutto il mondo, mi crea nell’animo un sottofondo di indignazione ed allarme.Per fortuna riesco, ancora e di nuovo, ad assaporare ciò che mi è sempre piaciuto: la natura e l’arte nei loro aspetti più svariati, la vita che si è manifestata anche attraverso una nuova nascita in famiglia, e per fortuna riesco ancora a scrivere. Molto meno di una volta, ma tutte queste esperienze mi hanno aiutato a sfrondare l’inessenziale, a toccare il fondo, il legame tra morte e vita, tra il micro e il macrocosmo, il tutto e il nulla.Ecco alcune delle mie poesie che coprono questi decenni, dalla prima, in cui mi sono consolata da sola guardando una tomba, a quelle dedicate a mio padre e mia madre, alla loro assenza, alla mia futura morte che ho visto nella loro; e poi, alla bellezza della natura, a mio nipote, alla pandemia e alla guerra, per perdermi alla fine nell’universo, dove tempo e spazio si congiungono, e il principio si può pensare eguale alla fine.
Smeriglio
Tu non devi pensare a niente –la tua mente in bianche lenzuola –accantona il volto dell’urlolasciati andare, guardai pesci dentro l’acqua di smeriglio…distendi l’anima stanca:stuoie di terra e sassisaranno pronte nel cerchio d’alberiscorrerà la tua mente tra radicilussureggianti
A mio padre
Ho sfiorato soltanto la superficiedella tua vita, padre mio:tu, sospeso in un mondo parallelodesignato da nomi strani
mi davi la mano sul lungomareapparso come un dono d’invernocon sciabola e bottoni d’oro –la tua infanzia, un luogo diversoodoroso di sale e catasteimprendibile mondo svanitonon si poteva dire perché…
ho sfiorato soltanto la superficiedel tuo esistere, padredovunque tu fossi era un esilioti rodevano colpe non tue
A mia madre
La tua spumeggiante voglia di viveredopo l’inciampo divenne ostinata –tu, affamata di vita e viaggiconfinata alla fine in una stanzadi desideri compressi –ti allontanavi, straziante e lieve…
L’assenza è rimasta nelle stanzespopolate di mobili, smembrate –cose e ricordi in sottrazionerassegnata –lo sfascio fu calcolato con precisionee lo sgombero avvenne in metri cubi
Ora, la tua presenza è annidatain me, stiamo fluttuando insiemeda un passato incerto verso un futuronebulosonoi, molecole forse senza fine
Pensando a mia madreTu lì oralì dove seinon hai caldo né freddocomemai fossi stata viva –da tempo già non sentivisapori suoni colori odoriti nutrivi con aghi –tu lì ora non vedi nubifili d’erba o dirupiné sentieri romanticitu lì ora – ma dove?
Io che vorrei versare in teil cielo che mi trabocca dentroi rampicanti gentili sui sassilussuriosi alberi verdipiante rosse dai gambi perfusile note in lieve sottofondo, i mattinigocciolanti, ogni singolo alberole curve dei prati affettuosiio che vorrei non posso
Quando sarò altro
come e quandosarò altronel crepuscolo breve del mattinosarò goccia sul filo, sarò pozzadell’inverno fangoso, come e quandosarò corpo di nebbia e non-pensiero
altri si occuperanno della cartadividerannol’umido dal secco
Ho visto cieli
Ho visto cieli e precipizie lo splendore di paretiinvincibiliprati brillanti a perderee sentieri ondulati, alberi viviacque cadenti a scroscioil sordo racconto del fiume
A mio nipote
“Se avessi le parole dei grandi –ma le mie sono molto meglio!”alla voce del papà rispondogorgogliando felice – dove si nascondedietro o dentro il telefonino?questo è un oggetto da buttare
il mio cane è più grande del dinosauroquesta lampada è un sole – le sorridovedo tutto e collegochi mi guarda, sprofonda nei miei occhie la mia mamma è la padronadella pappa e del solefermamente, io voglio stare in piedicosa viene dopo, non so
Quarantena
Viviamo appesi a milioni di datii nostri sogni sono numeri e spartitipassiamo il giorno a disinfettarci le manii volti dei nostri cari sono ridotti a quadratini
noi, cancellati da maschere biancheil mondo com’era prima, un ricordo lontanopassiamo ore e giorni dentro scatole chiusefuori, piazze e strade sono spazzateda irrespirabili venti – soli nel pianetaperso in distanze siderali
Alfa ed Omega
Non canto più – capitolo chiuso.Fine delle emozioni a ondae dei cuori all’unisono –la mia clessidra è capovoltanon piùarcobaleno di sabbiama nebbia e ceneretroppo a lungoè stato uniforme il tempoe lo spazio stretto –il mondo, roso dal virus,ora esplodenon canto più – ora è tempodella voce intima: scorre e vivedietro il suonodentro le parole non dettenella caverna dell’anima –alfa ed omega di un suono eterno:siamo usciti e ritorneremonella sua liquida sfera
L’universo nel punto zero
Avremo albe simili a tramontie tramonti in albeggiare di stelle –nei vapori sulfurei come torrisgorganti da profonditàanni luce lontanevedremoapprossimarsi l’inizio – nulla vertiginososenza fiori né piante né pensieri
non vedremo più albe sul marené tramontisui profili delle montagne
l’universo nel punto zerosarà simile al buio dopo il crollodei giganti ghiacciati –sterminati deserti dopo il fuocoed un bianco disastro nucleare –nessuna croce sui genocidie gli olocausti per fame
possiamo immaginare il punto zeroanni luce di stelle e il nostro mondoinghiottito dal buio nel collassofinale
Il mio sito è : Poesie e altro (https://poesiedimarina.wordpress.com/)
Autori Marina Raccanelli Poesia -
Grazie per l’inserimento nel tuo blog, un caro saluto Marina
ciao, grazie a te. Questa è la mia nuova casetta. A presto. Antonella
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