Novembre 6, 2007 di morenafanti | Modifica
E’ una mano che ti afferra alla gola e stringe cancellando il respiro, questa nuova opera di Antonella Pizzo. Una mano che ti ghermisce e ti porta con sé, in quel non luogo che cita Ivan Fedeli nella postfazione del libro: ” Di In stasi irregolare possiamo dire che è poesia di “non luogo”. Il tessuto poetico si sviluppa, infatti, in una terra di nessuno dove concreto è soltanto il grido di dolore in direzione di un universo fatto di strappi… in cui l’unica materia possibile è quella di una parola dolorosa, incancrenita dalla stessa matrice fonica che la compone”. Un dolore senza orpelli, questo della Pizzo. L’autrice si sveste di ogni superfluo e le parole sono dirette e appuntite senza sbavature e feriscono, ma sono ferite cui non ci si può ribellare. Le sentiamo necessarie, in questa notte dell’anima urlante. Nulla conta più, solo l’interno e il fondo.
[…] Qui gli anni non si contano e neppure i giorni solo solchi si vedono in viso e le crepe attecchiscono sui muri, sono gialli i soffitti e le pareti e i fiori della carta da parati spampanati.
e tutto è folle nel suo insulso andare avanti, ma tutto procede e la follia si sente nei sapori acidi e nella forma innaturale del sentire.
[…] ma la porta sbatte, scuote l’anta, qualcosa cade stride spezza si sfila scuce s’imbroglia così sfilaccia il sogno nel tonfo di un biscotto inzuppato dentro al latte acido di questo mio folle presente
Il dolore ha il fiato pesante ed è l’unica cosa che senti, l’unica di cui ti importi, in questa notte che sembra non finire mai
come vorrei che tu venissi a trovarmi di notte quando il fiato pesante s’impicca alla finestra quando all’aceto si fa l’abitudine e sotto le lenzuola il dolore è recitato ora e per ore nel prossimo grano se tu t’avvicinassi alla mia porta con il vestito sporco di terra nelle tasche i lombrichi grassi con le tue quattro ossa in mano nella mano d’ossa e le orbite vuote con un pugno di denti da contare ad uno ad uno non avrei paura del rumore delle nacchere delle conchiglie spezzate sotto i piedi t’abbraccerei piano per non sconvolgere la tua struttura fragile ma se tu tornassi di notte e vuota ti riempirei di foglie e paglia e i vuoti e ancora nei capelli e ancora fiori a collane ancora a fasci ancora intatti come quando t’allontanasti senza chiedere se potevi a lasciarmi gli occhi a rotolare e i baci di madre pure
” … è singolarmente assente l’orrore, che pur sarebbe inevitabile, ed è come se la “scomposizione” dei dati fisici che l’autrice compie, avvicinasse lei e il lettore ad una pietas che rende meno terribili quei dati stessi, da considerare e amare malgrado tutto, perché l’affetto si manifesta come una forza più intensa e più intelligente della terribile realtà che si affaccia” (dalla prefazione di Gregorio Scalise) I versi di Antonella Pizzo tracciano una strada che non vede uscite, una via che pare interminabile e la gola ancora chiude, la mano stringe e il respiro scompare. La pelle brucia e gli occhi sono due buchi che non contengono più nulla, poi all’improvviso uno squarcio
faccio pace e stendo veli lenzuola al vento appendo faccio pace e riso di bambini accolgo e le mie mani apro e appoggio all’angolo rancori e rabbie e faccio pace in cuore in viso e nelle rughe che dall’ira incise e dal dolore e dallo strazio cesellate e faccio pace in gesto lento, in distensione in ampliamento luce accendo
* “In stasi irregolare” (Le voci della luna – collana Cantiere), ha vinto il Premio Giorgi – sezione A primo classificato
Il volume può essere richiesto con vaglia postale di Euro 12,00 comprensivo di spese di spedizione al Circolo Culturale Le voci della Luna – c/c 10889400 Sasso Marconi