la sedia

Da tempo sono una sedia, bella, in faggio, con tutte le cose al posto giusto, quattro gambe perfettamente tornite, appena appena curvate, quel giusto che fa impazzire gli uomini che mi siedono, ho la giusta curva, quella curva che turba, quel movimento che dolcemente parte e altrettanto dolcemente arriva. La mia seduta è morbida, è accogliente, è larga quanto basta a sostenere le parti intime di chi si accosta a me e stancamente si appoggia e finalmente si siede e poi sospira; io li accolgo e sono docile come devo essere, perché la docilità è insita nella mia natura di sedia. Ho la spalliera avvolgente e reggente, reggo la schiena e le spalle chi si affida a me. Nessuno si è mai lamentato d’aver dovuto sopportare dolori, anzi, io per loro sono stata la panacea di tutti i loro mali, li ho confortati e sostenuti, fatti riposare, ristorare, prendere fiato. Dolce, docile, cedevole, ubbidiente, accomodante, accondiscendente. Ho avuto solo un difetto nella mia esistenza: la vanità! Le stoffe, i tessuti, i damaschi azzurri, i velluti rossi, non mi sono mai stancata di cambiare colore e abbigliamento. Che ci volete fare, sono vanitosa, ci sto male se le tende sono azzurre e io sono gialla, devo essere perfettamente coordinata ai colori che mi circondano, altrimenti come una cantante lirica innamorata del suo suggeritore muto, stono, stecco, contrasto. Da tempo sono una sedia imbottita, tanti si sono seduti sopra me, obesi, grassi, magri, secchi secchi, giovani, vecchi, mai mi sono lamentata, tutto ho sopportato senza fiatare, non mi fate parlare, non voglio entrare in particolari scabrosi, ma se potessi parlare, se potessi violare il segreto sediale parlerei, racconterei tutto, sapeste cosa ho visto durante le cene, e cosa ho sentito! Comunque siedi oggi, siedi domani, io sempre zitta zitta, ma infine qualcosa si è spezzato e così la settimana scorsa mi sono rotta una gamba. Mi hanno portata dal tappezziere e quella donna spregevole e irriconoscente della mia padrona non ha voluto che mi riparasse, dice che la somma necessaria all’operazione è eccessiva, così mi ha portata a casa e mi ha piantato un bel chiodo proprio nell’attaccatura dell’anca. Ora ho un chiodo fisso, che non mi fa dormire, cigolo sotto il peso della padrona, soffro, ho dolori enormi, questo chiodo fisso non mi lascia in pace, l’unica soluzione è la vendetta, la prossima volta che si siederà sopra me le strapperò tutte le calze.

già pubblicato qui

7 thoughts on “la sedia

  1. esercizio…serve esercizio… e poi sono gli altri a dover dire se uno è o non è un bravo scrittore.
    ma poi ancora, cosa significa bravo scrittore? Si può essere breve ma non dire nulla

  2. ciao nicola, ciao panirlipe, grazie per la lettura. per scrivere bisogna avere prima di ogni cosa la voglia di farlo, poi esercizio (sono d’accordo) scrivere scrivere scrivere ma anche leggere leggere leggere, chi ama scrivere ama anche leggere penso. comunque a certi livelli (i miei) mai prendersi troppo sul serio 🙂 un caro saluto antonella

  3. Concordo, un bell’esercizio di fantasia! Talvolta mi pare che la scrittura sia un punto di vista, particolare, privilegiato, approfondito, insomma uno sguardo oltre la superficie, un’indagine che un po’ deve sorprendere.

  4. certo, dovrebbe essere così, un punto di vista particolare, e chi meglio di uno che si chiama “narrando” lo può sapere 🙂 un caro saluto antonella

  5. Mi piace leggere di tutto, qualsiasi libro mi incuriosisce, questa volta mi ha incuriosito anche il cognome. vorrei conoscerti!

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