L’accabadora e l’eutanasia

Io l’ho letto solo quest’anno. Sono arretrata nelle letture. Il tema dell’eutanasia esplode in questi giorni più che mai dopo che la corte costituzionale il 15 febbraio 2022 ha dichiarato inammissibile il referendum dell’omicidio del consenziente, referendum che avrebbe dovuto servire ad abrogare parzialmente l’articolo 579 del Codice penale omicidio del consenziente.
L’accabadora, per chi ancora non lo avesse letto e ne sconosce l’esistenza, penso in pochi perché ha venduto tanto e ha avuto vasta eco proprio per la delicata tematica che tratta, è stato scritto da Michela Murgia ed è uscito nel maggio 2009 per Einaudi, affronta per l’appunto il tema dell’eutanasia. Il libro ha vinto il Premio Dessì, il SuperMondello e il Premio Campiello ed è stato tradotto in diverse lingue.
La vicenda si svolge negli anni 50 in Sardegna in un paese dal nome inventato che si chiama Soreni.
Maria Listru è stata adottata, anzi è stata venduta dalla madre Anna Teresa Listru, a Tzia Bonaria Urrai, una vedova benestante, senza che nessuno in paese capisca le ragioni di questa adozione perché Tzia Bonaria ha una certa età. Maria Listru diventa filla de anima, figlia generata due volte. Bonaria ufficialmente fa la sarta, cuce abiti su misura alla gente, è una donna tutta d’un pezzo e non si lascia andare a confidenze con la figlia adottiva. Ma il mestiere che fa Bonaria è di tutt’altra natura, lei invece degli abiti accompagna all’altra vita e aiuta a morire chi non ce la fa più a vivere, svolge una sorta di servizio per la comunità. Prendendo sopra di lei le sofferenze degli altri non senza provare dolore per ciò che fa. La sua è una missione, un atto di pietas. Attorno a queste due persone ruotano altri personaggi. Oltre all’eutanasia il tema trattato è quello dell’adozione e dell’amore fra madre e figlia dove, tramite l’adozione, Bonaria non è più solo chi toglie la vita, un’accabadora, ma anche una madre che  la vita la genera, riscattandosi. La rottura fra madre e figlia adottiva avviene quando Maria scopre il vero mestiere di Bonaria. La scrittura è essenziale e mostra le cose nella loro crudezza e nudità, anche se mostra tratti lirici, poetici e metafore.

Nel  2017 ne hanno fatto anche un film
C’è anche un interessante articolo di Luciano Carta sull’argomento, A proposito di Accabadora e del saggio di Italo Bussa qui Fondazione Sardinia

Nel febbraio di quest’anno Michela Murgia dichiarando di essere ricoverata in terapia intensiva. “La malattia non è una catastrofe, ma un pezzo della mia vita che vale come gli altri e non voglio trattarla come un segreto oscuro o una cosa di cui vergognarmi” ha dimostrato e dato coraggio a chi si trova nella medesima situazione.
Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972. Nel 2006 ha pubblicato Il mondo deve sapere Super ET 2017. Per Einaudi Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede 2008, Accabadora, 2009, premi Campiello e Super Mondello, Ave Mary, 2011, L’incontro 2012, Chirú2015, Futuro interiore 2016, Istruzioni per diventare fascisti 2018, Stai zitta. e altre nove frasi che non vogliamo sentire piú 2021. Ha pubblicato per Marsilio L’inferno è una buona memoria, 2018. Noi siamo tempesta Salani, 2019, Chiara Tagliaferri, Morgana Mondadori, 2019.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *