Febbre di Jonathan Bazzi

Nel posto in cui sono cresciuto le cose sono chiare: i maschi sono fatti in un modo – motorino, calcio, figa –, le femmine in un altro. Si sta da una parte oppure dall’altra. Ogni tentennamento, ogni tentativo di sconfinamento viene immediatamente riconosciuto e sanzionato. Pubblicamente, in strada, ovunque. Perché il codice è pervasivo e condiviso, si vuole stare al sicuro. Servono certezze, non c’è spazio per le sfumature. (Cit. Febbre di Jonathan Bazzi )

Febbre di Jonathan Bazzi, uscito nel 2019 per Fandango libri, che è stato finalista al Premio Strega del 2020, è un romanzo appartenente al genere autofiction, che racconta la vita dell’autore a partire dalla sua infanzia piena di fragilità, fino al raggiungimento della sua vita adulta nella quale ha già superato e risolto in modo superbo parecchie delle sue problematiche.
La narrazione si svolge in due tempi diversi e simultanei, il suo passato di bambino e il suo presente. A partire dalla cosa più semplice e cioè il proprio nome, Jonathan trova nella sua vita il primo dei suoi ostacoli. Soffre infatti di balbuzie e quindi ha difficoltà a pronunciare il suo nome per via di quella fastidiosa acca in tha. Vive A Rozzano, che ho immaginato sia una sorta di Scampia del nord o simile al Bronx. I suoi genitori sono due giovanissimi che hanno provato a formare una famiglia ma fallendo miseramente nel progetto. Il bambino viene cresciuto così dai nonni materni e paterni che, per fortuna e compatibilmente con le loro colorite caratteristiche regionali, lo amano parecchio, così come in verità è parecchio amato dalla madre, nonostante i problemi di questa di costruirsi una vita decente. Jonathan è povero, vive nelle case popolari fra delinquenti e prostitute, è balbuziente, è gay. Nel 2016, quando lui ha 31, gli viene una febbre che lo fa star male e che non se ne va più. Il libro riesce a trasmettere l’ansia per questa febbre, ansia che viene alimentata anche dalle frequenti e preoccupate telefonate di sua madre. Pensa di avere una malattia incurabile finché fa il test per l’HIV che risulta positivo. Sapere è meglio di non sapere, così Bazzi si sente finalmente sollevato.
Una scrittura cruda, sincera, che racconta senza mezzi termini la lotta per la sopravvivenza in un mondo dove tu sei altro da loro. Il libro mi è sembrato però una sorta di diario o cronaca nuda e cruda dove l’autore si racconta senza pudore e senza mentire, ma nulla che mi abbia coinvolta dal punto di vista letterario/poetico. Però il romanzo mi ha aiutata molto a comprendere meglio certe dinamiche di solitudini e sofferenze, certe tensioni e contraddizioni. Tipo la netta distinzione fra l’innamoramento per ragazzi teneri e quasi angelici e il sesso praticato con uomini più grandi, rudi, sconosciuti, per i quali si può addirittura provare quasi disprezzo ma lo stesso farci del sesso. Raccontarsi in questo modo penso sia stato un atto di generosità.
Di Bazzi per Mondadori è uscito a febbraio Corpi Minori che sarà un midquel di Febbre, in febbre ha raccontato dell’infanzia e della sua vita adulta, in Corpi minori racconterà dei suoi vent’anni e dove si esplorerà il suo desiderio verso ragazzi inafferrabili.corpi minori

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